Quali sono i climatizzatori migliori?

I climatizzatori migliori sono quelli in grado di fornire una risposta efficace ai problemi derivanti dall’estate: l’aumento delle temperature, l’impossibilità delle persone anziane di uscire dalle proprie abitazioni e quindi costretti ad una lunga permanenza a casa o, ancora, problemi di carattere respiratorio. Per affrontare ognuna di queste esigenze è importante quindi che il microclima all’interno del luogo di lavoro o dell’abitazione sia quello più corretto ed al fine di poterlo raggiungere ciò che conta è la scelta iniziale. Ma quali sono i climatizzatori migliori? Districarsi fra le offerte e le varie marche, non è semplice, ma se si conoscono le caratteristiche che i climatizzatori migliori devono avere la scelta non è poi così difficile, vista l’importante spesa che si va ad affrontare.

Quali sono i climatizzatori migliori? Ecco le caratteristiche!

Innanzitutto è necessario guardare la fascia del prodotto. I climatizzatori migliori, infatti, sono quelli che possiedono una classe energetica A+++ sia per la modalità refrigerante, sia per quel che riguarda il riscaldamento. Di rilevanza è di certo la caratteristica “inverter” che permette di raggiungere prima la temperatura richiesta e la mantengono stabile, senza sbalzi fastidiosi, risparmiando su i consumi elettrici, e della pompa di calore, così che l’apparecchio acquistato possa essere utile tutto l’anno oppure la modalità “auto clean” che cattura anche i granelli più piccoli di polvere e mantiene il climatizzatore sempre pulito, come nuovo. La presenza di sistemi, come il “Plasma Quad” della Mitsubishi riesce poi a rimuovere sino a 4 agenti inquinanti:  batteri, virus, allergeni e polvere.  Anche i cattivi odori possono essere contrastati. I climatizzatori migliori sono quelli che possiedono filtri deodoranti in grado di assorbire e neutralizzare gli odori di animali o quelli provenienti dalla cucina.

Altra nota importantissima è di certo quella della rumorosità esterna ma soprattutto interna. È stata a tal proposito redatta una classifica per equiparare i vari modelli, identificando con la voce “rumore di foglie” quello che è il suono appartenente a i climatizzatori migliori. Marche come la Mitsubishi hanno poi ideato apparecchi in grado, attraverso la tecnologia 3D I-See Sensor, che utilizza raggi infrarossi ed il movimento oscillatorio di otto differenti sensori montati verticalmente, di mappare la stanza in cui sono stati collocati e riuscire ad accendersi solo in presenza reale di persone, dando così una distribuzione dell’aria più mirata. A tal proposito è quindi altrettanto importante conoscere e valutare anche la potenza del prodotto in termini di metri quadri.

Riscaldare casa: quali soluzioni adottare

Quando l’autunno cede il posto all’inverno ed i primi freddi ci raggiungono rapidamente, è bene esser preparati a combattere la brutta stagione, sia fuori che dentro la nostra abitazione.

Si potrebbe iniziare con lo scegliere un buon metodo per riscaldare casa, affinchè ogni stanza abbia la giusta temperatura senza spender troppo in bolletta. Ma è davvero possibile?

Si può senza alcun dubbio affermare che la continua attenzione al problema dell’ecologia abbia portato alla realizzazione di più metodi, basati su fonti energetiche rinnovabili, che possono aiutarci a riscaldare casa in modo conveniente. L’attenzione ad evitare l’uso di fonti non compatibili con l’ambiente, inoltre, è stata accompagnata da una notevole campagna di sostegno a favore delle ristrutturazioni edilizie che hanno  portato allo smaltimento dei più obsoleti metodi di riscaldamento, a favore di nuovi.

Riscaldare casa: stufa a pellet

Nei luoghi isolati, nelle case di montagna o per quanti non debbano effettuare lavori di ristrutturazione edilizia radicali, si consiglia di utilizzare stufe a pellet, a legna o a mais per riscaldare casa. In grado di garantire un calore costante e duraturo con un consumo minimo, non provocano danni all’ecosistema perché bruciano solo sostanze naturali.

Riscaldare casa: riscaldamento a parete, a battiscopa, a pavimento

Un ulteriore metodo per riscaldare casa è senza alcun dubbio l’utilizzo del principio di propagazione mediante irraggiamento, che può essere predisposto  a pavimento, nel battiscopa, a parete. Consigliato soprattutto per quanti abbiano deciso di ristrutturare la propria abitazione, fra queste tre tipologie si consiglia il sistema a battiscopa per quanti prediligano una ristrutturazione poco invasiva e vogliano mantenere bassa la spesa da sostenere

Riscaldare casa: condizionatore a pompa di calore

Per quanti abbiano bisogno di riscaldare casa, senza dover investire il proprio denaro in lavori più o meno invasivi, consigliamo infine un condizionatore a pompa di calore.  L’acquisto si rivelerà importante non solo per il duplice servizio che un simile apparecchio può offrire, riuscendo a riscaldarvi d’inverno ed a rinfrescarvi l’estate, ma anche per i bassi consumi che i nuovi modelli presenti sul mercato offrono, ed anche per il basso impatto ambientale che tali apparecchi hanno. La tecnologia che utilizza la pompa di calore infatti si basa su una fonte di calore esterna di tipo ambientale: l’aria, l’acqua o il suolo. L’unità, grazie a queste fonti di calore e tramite un’azione di compressione o di assorbimento alimentare, riscalda la temperatura interna e la distribuisce all’interno dell’edificio, riuscendo così ad utilizzare per il 75% un’ energia già presente nell’ambiente e prendendone solo il restante 25% da fonti tradizionali.

Problemi con il climatizzatore

Problemi con il climatizzatore: attenzione al fai da te

Il climatizzatore è di certo uno degli elettrodomestici più presenti all’interno delle abitazioni e, come ogni elettrodomestico, necessita di una manutenzione duratura nel tempo perché il suo funzionamento sia sempre impeccabile. Ma cosa accade quando si hanno problemi con il climatizzatore? La prima reazione è certamente quella di controllare in prima persona per cercare di comprendere cosa ci sia che non va. Ma ogni presunta anomalia, se non si è in grado di risolverla, può crearne di nuove, ecco perché è importante contattare tecnici esperti che sappiano come intervenire.

Vediamo quindi quali sono i principali problemi con il climatizzatore che possono presentarsi in casa.

Può capitare che improvvisamente il climatizzatore non si accenda. Non allarmatevi in questo caso, potrebbe semplicemente esserci una spina o un interruttore che è stato inavvertitamente spento. O magari controllate il telecomando. Iniziate con il cambiare batterie e, se premendo i pulsanti il display non cambia mai indicazioni, allora il telecomando va riparato o cambiato con un modello originale. Uno fra i più frequenti problemi con il climatizzatore può essere legato al mal funzionamento dell’apparecchio non più in grado di rinfrescare la stanza. Questo problema può essere spesso associato alla pulizia dei filtri. Tutte le unità interne, infatti, hanno dei filtri che devono essere puliti 2 volte a stagione perché la  macchina sia  efficiente e perché si possa respirare aria più sana a casa. L’operazione, in questo caso, è abbastanza semplice. C’è una spia che indica il momento in cui va effettuata questa operazione. Spesso utilizzando una semplice spugnetta non abrasiva e del detersivo. In alcuni apparecchi esiste un conteggio che ricorda quando pulire i filtri, ed una volta fatto, va azzerato nuovamente il conteggio.  L’unità esterna è rumorosa? Questo è uno dei problemi con il climatizzatore più frequenti. In questo caso molto spesso il problema è legato alla griglia che protegge la batteria alettata posteriore e va rinforzata in modo tale che non vibri più all’accensione della ventola.  Uno dei problemi con il climatizzatore è legato anche ad una abbondante perdita di acqua dall’apparecchio. Lo scarico della condensa può, talvolta, otturarsi. In questo caso guardando la vaschetta dell’unità interna dovreste trovarla piena. Se si ha un minimo di manualità si può cercare di pulire il tubo di fuoriuscita attraverso una sondina o del filo di ferro grosso con punta arrotondata. Talvolta può infatti capitare che vi si annidino scarafaggi che rovinino le prestazioni del climatizzatore. Tuttavia è sempre bene ricordare che questi sono apparecchi delicati e perché i problemi con il climatizzatore siano risolti in fretta è sempre bene rivolgerci ad un tecnico specializzato.

 

Deumidificatore: tipologie

Alleato contro l’umidità negli ambienti domestici, in grado di ridurre spiacevoli conseguenze come la muffa e i deterioramenti dell’intonaco, il deumidificatore è un elettrodomestico dalla grande importanza. La sua funzione principale è quella di eliminare l’umidità in eccesso, condensandola in acqua che si raccoglie in un apposito contenitore, ed al contempo purificare l’aria che viene respirata.

In commercio esistono diverse tipologie di deumidificatore in grado di soddisfare per prezzo e per esigenze qualsiasi tipo di richiesta.

Ma quali sono nello specifico queste tipologie di deumidificatore?

Tipologie di deumidificatore: passivi, da incasso, mobili

Iniziamo da quelli più semplici. I passivi. Fra le tipologie di deumidificatore questa è di certo la più semplice e la meno invasiva. Si tratta infatti di un contenitore dalle modeste dimensioni avente una griglia all’interno della quale verrà sistemata una soluzione apposita per deumidificare l’aria, sotto forma di “sassolini” bianchi, ed un coperchio. Adatta a ridurre l’umidità in piccoli angoli della casa o negli armadi, l’utilizzo di un simile deumidificatore può essere perpetuato per circa 6 mesi, passati i quali la soluzione va sostituita oppure va acquistato un nuovo prodotto. Visto il prezzo modesto di questa prima tipologia, è consigliabile a tutti, purché non vi siano bambini nelle vicinanze della soluzione che può risultare dannosa.

Un’ulteriore esempio delle differenti tipologie di deumidificatore è quello ad incasso. Più costoso sicuramente del precedente, prima di acquistare questo apparecchio è necessario che un esperto abbia preso visione dell’ambiente dove dovrà essere collocato, per suggerire la posizione ottimale che vi consenta il miglior risultato. Pur alimentato da energia elettrica, i modelli di deumidificatori ad incasso con una elevata classe energetica, permettono anche un consumo modesto di energia e quindi una spesa contenuta in bolletta. Dai design innovativi e versatili, dei tre esempi che vi presentiamo, questo è di certo il più costoso, ma anche quello che garantisce un risultato ottimale.  Esiste infine un terzo esempio di deumidificatore: quello portatile. Per chi ha bisogno di deumidificare più spazi, per chi è in affitto e non può effettuare lavori per il montaggio di un’apparecchiatura fissa, può ricorrere a questa soluzione portatile.  Il deumidificatore mobile si compone di un contenitore dove l’acqua viene raccolta ed un segnale che indica il livello dell’acqua nel serbatoio, per spegnersi quando questo raggiunge il punto massimo. Il costo di questa tipologia può variare a seconda delle prestazioni che desideriamo, ma si sconsiglia di scendere troppo in basso con il prezzo, per evitare risultati poco soddisfacenti.

Come scegliere il deumidificatore

Elettrodomestico utile quando il caldo avanza e ci si dispera per ricercare un pò di fresco, il deumidificatore ci aiuta anche a combattere i vapori che circolano a casa, dovuti alla cucina o al bagno, l’umidità eccessiva e la relativa  muffa.

Ma scegliere il deumidificatore più adatto alle nostre esigenze talvolta può rivelarsi difficile, ecco perché non basta semplicemente conoscerne il funzionamento, ma anche saper valutare altri fattori quali l’estetica e le singole funzioni che può svolgere.

Per scegliere il deumidificatore per noi più adatto, dobbiamo innanzitutto avere ben presente il luogo in cui andrà posto, perché sarà un’ elettrodomestico che ci accompagnerà per molto tempo. Il suo design quindi, per quanto non sia fondamentale, avrà comunque la sua importanza perché andrà ad amalgamarsi con il resto della nostra abitazione. Un ulteriore fattore, oltre il design, è determinato dalle dimensioni del deumidificatore. Uno di piccole dimensioni, grazie alla sua profondità ridotta potrà essere collocato ovunque, senza intaccare la disposizione dell’arredamento della vostra casa. Qualora, invece, l’abitazione sia di notevoli dimensioni, verremmo a trovarci dinanzi al problema opposto: riuscire a deumidificare l’intera superficie spostando l’apparecchio da un punto all’altro della casa. In questo caso sarà bene che l’elettrodomestico sia leggero, non oltre i 15 kg,  con maniglia retrattile e ruote, così da agevolare i nostri movimenti.

Scegliere il deumidificatore, inoltre, vuol dire fare attenzione alle funzionalità che possiede.

I modelli elettrici, in genere i più utilizzati, sono diversificati per costo e possiedono molte più proprietà e funzioni di quelli definiti “chimici” o “naturali” che possono essere utilizzati per gestire l’umidità di ambienti molto piccoli. Il prezzo, ovviamente, è indicatore non solo di qualità del prodotto ma anche di maggiori garanzie nel corso del suo utilizzo, ecco perché prima di scegliere il deumidificatore è bene avere ben presente ciò di cui si ha bisogno.  La capacità di deumidificazione è di certo il fattore più importante da tenere in considerazione poiché maggiore è, più è alta la resa in tempi brevi all’interno della stanza. Se al contrario la necessità è di mantenere costante il tasso d’umidità nel tempo, alcuni apparecchi hanno la funzione “Energy Saving” che consente di deumidificare la stanza ad una potenza inferiore con consumi energetici più bassi. Ulteriore caratteristica da tenere in considerazione è quella dello smaltimento dell’acqua di condensa. Per taluni è presente una tanica di raccolta trasparente che va svuotata manualmente, per altri è possibile smaltire l’acqua, attraverso un tubicino di circa due metri, all’esterno dell’abitazione  direttamente in giardino o in una vaschetta, in modo continuo e regolare, senza che si debba intervenire in prima persona. Infine, nello scegliere il deumidificatore, una funzionalità interessante è quella del timer. Grazie alla possibilità di programmazione dell’apparecchio è infatti possibile decidere il momento della sua attivazione e del suo spegnimento in orari prestabiliti, indipendentemente dalla nostra presenza a casa.

Filtri del climatizzatore: tipologie

La struttura di un climatizzatore è piuttosto complessa, ma ciò che interessa alla maggior parte delle persone è la qualità del suo funzionamento. Non molti sanno che affinché ciò avvenga non si deve semplicemente scegliere la migliore marca o affidarsi a personale esperto che sappia montarlo nel miglior modo possibile. La manutenzione, soprattutto dei filtri del climatizzatore, è un punto indispensabile affinché la macchina funzioni al meglio.

Iniziamo con lo specificare che all’interno di  ogni condizionatore sono posizionati due o tre filtri destinati alla sanificazione e depurazione dell’aria.  Il primo filtro che si incontra, quello più esterno, è definito un pre-filtro, che necessita di essere lavato periodicamente. I restanti sono i filtri veri e propri che vanno puliti con una cadenza mensile. Non tutti sanno però che esistono vari tipi di filtri del climatizzatore e che ad ognuno di essi corrisponde una data proprietà.

Imparare a scegliere quello più adatto alle nostre esigenze ci aiuterà a migliorare non solo il funzionamento dell’apparecchio ma anche la qualità dell’aria che respiriamo.

I nuovi climatizzatori, per esempio, non attirano in sé semplicemente polvere e corpuscoli andando a purificare l’aria, bensì anche pollini, acari e tutte quelle sostanze che inquinano l’ambiente. In questo caso i filtri del climatizzatore possono essere ai carboni attivi o foto-cataltici.

I primi, abbinati a carboni attivi, rendono possibile eliminare, oltre ai pulviscoli, anche odori sgradevoli, come per esempio il fumo di sigaretta. I secondi, alimentati da una lampada a raggi UV-C, riescono a distruggere eventuali presenze di batteri e la presenza di smog nell’aria.

Mentre il primo necessita di essere cambiato almeno una volta a stagione data l’usura rapida che subisce, il secondo sembra resistere più a lungo e decompone per fotocatalisi, grazie all’azione combinata dei raggi ultravioletti, gli ossidi di nitrati in composti innocui e inodori.

Per quei modelli di climatizzatore più datati, che sono tuttavia ancora funzionanti all’interno delle abitazioni, esistono  filtri del climatizzatore chiamati “universali”. Non provvisti al momento dell’istallazione di filtri catalitici o elettrostatici, questi apparecchi sono comunque compatibili con i filtri universali consentendo un incremento della capacità di depurazione dell’aria trattata.

Esistono infine filtri del climatizzatore che, nel rispetto dell’ambiente, contribuiscono a migliorare la salute di chi vive in casa. Un esempio sono i filtri alla catechina, che grazie alle proprietà del the verde depurano l’ambiente ed evitano il diffondersi di virus e batteri. Oppure filtri a lunga durata, grazie alla cui superficie speciale, vi assicurano una  ridotta manutenzione rispetto ai filtri convenzionali.

Sicurezza degli impianti di condizionamento

Dal 15 ottobre 2014 le certificazioni per la sicurezza degli impianti di condizionamento sono un obbligo per tutti, anche per i privati cittadini. Così come per gli impianti di riscaldamento, infatti, è entrato in vigore il nuovo libretto per gli impianti termici. Non dovranno, pertanto, soltanto le caldaie e sistemi di riscaldamento essere sottoposti ad un controllo periodico e registrazione dell’intervento, ma anche i sistemi di climatizzazione. Una volta avvenuto il controllo di sicurezza degli impianti di condizionamento, il  libretto deve essere compilato dall’installatore. Se si tratta di un impianto nuovo questo avviene al momento dell’avvio dell’impianto; se si tratta di un impianto già funzionante, il libretto verrà consegnato in occasione della prima verifica programmata.

Oltre all’efficienza dell’impianto, questo decreto, va ad accertare la salubrità, l’igiene e soprattutto la sicurezza degli impianti, attraverso una diagnosi completa dell’apparecchio da parte di personale specializzato.

Gli utenti quindi avranno davanti un nuovo libretto e un nuovo bollino, oltre a quello da tempo conosciuto per le caldaie, che prevede controlli periodici dai 2 ai 4 anni  se si possiedono impianti con una potenza superiore a 10 kw (invernali) e 12 kw (estivi).  Tale periodicità può variare poiché disciplinata dalle singole Regioni, ma nessuno ne è esente.

Il proprietario dell’impianto di climatizzazione è il responsabile dell’adempimento di questo controllo , sia se si è proprietari di un appartamento, sia in caso di affitto.

Particolare attenzione si deve prestare anche al personale competente, autorizzato a rilasciare questo nuovo libretto. Esso infatti  può essere rilasciato solo da manutentori o installatori autorizzati ad operare sugli impianti di climatizzazione  in possesso dei necessari requisiti di legge. Quanti, pertanto,  siano abilitati ad operare su impianti di riscaldamento e di climatizzazione, atti a maneggiare gas allo stato liquido o aeriforme all’interno degli edifici.

In caso di mancata manutenzione, la disciplina per la sicurezza degli impianti di condizionamento prevede una sanzione dai 500 fino a 3 mila euro per i soggetti proprietari dell’impianto. Ma ad essere punito non è solo il cittadino. Qualora avvenisse una mancata, incompleta o errata comunicazione da parte dell’installatore sull’esito del controllo è prevista una multa che va dai mille ai seimila euro.  È infatti compito di chi si occupa della sicurezza egli impianti di condizionamento, il manutentore,  inviare  l’esito della diagnosi agli enti preposti.  Le verifiche sull’effettiva agibilità dell’impianto verranno effettuate attraverso una cernita di quegli impianti cui viene a mancare la notifica di libretto presso il  catasto preposto.  In seguito verranno effettuati controlli sugli impianti ‘segnalati’.

Manutentori dei condizionatori: che requisiti devono avere

La stagione calda porta con sé l’utilizzo dei condizionatori per cercare di combattere per quanto sia possibile l’afa estiva.

Come sappiamo ognuno di questi apparecchi, per noi quasi indispensabili, è composto da svariati componenti che permettono loro, a seconda della tipologia, di raffreddare, riscaldare o deumidificare l’aria all’interno di un dato ambiente. Ma perché queste funzioni siano svolte sempre correttamente, ognuna delle sue componenti deve funzionare al meglio e, qualora ciò non avvenisse, il cliente deve provvedere rapidamente alla sua riparazione o sostituzione. Ecco perché è importante effettuare una periodica manutenzione del condizionatori, affinchè il prolungato uso estivo sia possibile senza problemi.

Ma la manutenzione periodica non è solo indispensabile per il buon funzionamento dei condizionatori, o per mantenere all’interno della casa un circolo d’aria che preservi la salute di chi vi abita. Essa è una priorità anche a livello di legge. Cosa accade, infatti, quando una delle componenti dei condizionatori smette di funzionare?

Dal 2013 i programmi di manutenzione dei condizionatori sono sottoposti a una normativa che stabilisce quali siano i requisiti che gli interventi di manutenzione devono avere e i requisiti del personale che deve intervenire.

I manutentori dei condizionatori, infatti, non sono tutti uguali. Bisogna sempre rivolgersi ad assistenti specializzati in condizionatori che possiedano le giuste certificazioni.

In questo modo si potrà scongiurare il verificarsi di guasti proprio nel momento di maggior bisogno ed evitare di incorrere  in spese più ingenti.

Manutentori dei condizionatori: la certificazione dei tecnici del freddo

Secondo la Regolamentazione Europea 303/2008, il DPR 43/2012 e la Regolamentazione Europea 517/2014, dal 2008 tutti i manutentori dei condizionatori che vogliono utilizzare e comprare gas refrigerante, devono possedere in quasi tutti gli Stati europei, la certificazione dei tecnici del freddo. In Italia, tale normativa europea, è stata applicata con il Decreto del Presidente della Repubblica DPR n. 43 del 27 gennaio 2012, in vigore dal 5 maggio 2012.

I manutentori dei condizionatori devono innanzitutto avere requisiti e competenze per la manipolazione e la riduzione delle emissioni dei gas HFC, poiché questi sono potenti gas a effetto serra che contribuiscono al riscaldamento del pianeta.

Oltre per la salvaguardia del pianeta e un minor consumo energetico dell’apparecchio, i manutentori dei condizionatori devono possedere questa certificazione anche per  garantire al cliente una miglior qualità delle installazioni ed un miglior funzionamento dell’apparecchio stesso. Inoltre i manutentori di condizionatori che operano attraverso questa certificazione hanno la possibilità di lavorare in tutta Europa poiché questo patentino è egualmente e legalmente utilizzabile in ogni Stato membro.

Aria condizionata: maneggiare con cura

Aria condizionata: un aiuto o un nemico?

Con il caldo estivo e le temperature che salgono vertiginosamente verso i 40 gradi, risulta istintivo ricorrere all’aria condizionata ed abbassare la temperatura del luogo in cui ci troviamo, perché ci doni un pò di refrigerio.

Ma cosa accade al nostro corpo, quando le temperature sono regolate troppo basse o quando lo split è direzionato su di noi per lungo tempo?

Accade che si possa essere soggetti a mal di gola, mal di ossa e articolazioni.

Ma se è capitato tutto questo, non è certo colpa dell’aria condizionata, ma del cattivo utilizzo che ne facciamo.

Cerchiamo allora di capire dove sbagliamo e migliorare l’uso di questo prezioso apparecchio.

Se si soffre di allergie ai pollini, per esempio, l’utilizzo dell’aria condizionata è la migliore soluzione per stare freschi e tenere lontano ciò che ci provoca fastidio.

Ma se diversamente si è allergici ad acari o muffe, il condizionatore, provocando un accumulo di polvere, potrebbe scatenare una crisi allergica. Come rimediare? Semplice! Con una pulizia periodica e meticolosa dei filtri.

Se per esempio si soffre di reumatismi, non si incolpi l’aria condizionata se il dolore aumenta, ma lo sbalzo di temperatura cui siamo soggetti quando decidiamo di regolare il termostato troppo in basso rispetto alla temperatura esterna. Alcuni apparecchi, infatti, sono programmati per raggiungere la temperatura richiesta e poi spegnersi, riaccendendosi solo se questa aumenta. Ma se i gradi regolati sono troppo inferiori rispetto a quelli esterni, il condizionatore non farà altro che riattivarsi di continuo provocando  sbalzi di temperatura che accentuano questi dolori. Anche entrare ed uscire da una stanza troppo climatizzata  porta alle medesime conseguenze. È bene quindi, in questi casi, procurarsi una giacca da tenere sempre con sé ed indossarla quando si entra in un posto con aria condizionata.

Alcuni potrebbero riscontrare secchezza agli occhi o congiuntiviti.  I nostri occhi sono molto delicati e per questo se soggetti ad aria condizionata troppo fredda o in assenza totale di umidità, possono arrossarsi. Per tali soggetti è quindi utile l’utilizzo di lacrime artificiali e  colliri, senza dimenticare di impostare correttamente il tasso di umidità del vostro apparecchio, che non deve mai essere inferiore al 65%.

Infine, un ultimo consiglio, va a quanti soffrono il caldo nelle ore del sonno e decidono di usare l’aria condizionata nel corso della notte. Anche in questo caso è bene prestare attenzione, perché dormire tutta la notte con il condizionatore acceso può causare cefalee, dolori alle tempie e male alle orecchie. Per quanto sia possibile risolvere questi problemi ricorrendo ad un antinfiammatorio, è sempre bene rinfrescare la stanza prima di addormentarsi e spegnere l’apparecchio quando si è a letto.

Posizionare il condizionatore: non è sempre consentito

Si è molto parlato, nel momento in cui si decide di posizionare un condizionatore, di dove collocare lo split e del modo più corretto di far girare l’aria fresca all’interno degli ambienti, che siano domestici o d’ufficio. Ma ben poco, talvolta, si tiene conto di ciò che è permesso o meno per le unità esterne.

Posizionare il condizionatore non è sempre consentito, soprattutto quando va ad influire su quelle zone esterne all’appartamento stesso, di cui tuttavia si deve tenere conto.

Il regolamento di condominio e le norme del codice civile, disciplinano fra le altre questioni, anche dove ed in quali modalità è possibile posizionare il condizionatore affinché siano rispettate le norme sul decoro architettonico, sulle proprietà e sulle distanze minime rispetto agli altri appartamenti.

Innanzitutto è bene dire che l’unità esterna non deve per forza di cose essere montata in corrispondenza dello split interno, ma può essere collocata anche più in basso o più in alto a seconda delle esigenze e dei dati tecnici riportati sul manuale del condizionatore. È quindi importante che questa operazione sia svolta da personale qualificato affinché il funzionamento e la correttezza del punto dove posizionare il condizionatore sia certa.

Si consiglia di non montare la parte esterna del condizionatore in un ambiente chiuso, in vicinanza di fonti incendiabili, in spazi piccoli in cui le ventole possono generare rimbombi ed amplificazioni del rumore.

Ma oltre a questi dati basilari, esistono vincoli, che nel posizionare il condizionatore, dobbiamo aver presenti. Per esempio  non si può installare un’unità esterna nello spazio di un balcone confinante con il nostro. E questo perché, secondo la giurisprudenza, i balconi, ivi compresi quelli che sporgono dalla facciata del condominio, appartengono interamente al proprietario del relativo appartamento.  Se anche, tuttavia, il proprietario stesso decidesse di posizionare il condizionatore sul proprio balcone, nella zona subito sottostante o soprastante, dovrebbe sempre calcolare le distanze dal vicinato e tener presente che il codice civile richiede una soglia minima di distanza di un metro e mezzo fra un balcone e l’altro.

Se, infine, ci si trovasse nella situazione di dover istallare il condizionatore utilizzando una delle nicchie che si aprono sulla facciata del palazzo, si deve tener presente che, in qualità di proprietà comune, la facciata può essere sfruttata a fini personali purché “non se ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto”  A tal fine il condomino “può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il miglior godimento della cosa”.